Il giorno di Pasquetta, il 21 aprile, lunedì dell’angelo, il mondo e’ in lutto per la scomparsa del nostro amato Santo Padre Francesco, il quale è stato chiamato dal Signore alla vita eterna, di buon mattino, verso le ore 7,35. Il Papa si e’ addormentato nel Signore nella residenza di Casa Santa Marta, scelta da lui come abitazione durante il suo pontificato, durato ben dodici anni. Questa notizia ha suscitato stupore nella gente: tutti lo avevamo visto, seppure malato e molto affaticato, in mezzo alla folla, in piazza San Pietro, proprio il giorno prima, la mattina di Pasqua. La mancanza del Papa ha lasciato anche un grande vuoto e molto sgomento. Appena i media hanno diffuso la notizia, le campane di tutta Pitigliano hanno suonato a lutto, in primis le campane della Cattedrale; in paese, coloro che ancora non sapevano della dipartita del Papa, si chiedevano come mai suonassero le campane a quell’ora e molti domandavano il perché questo suono a lutto nel giorno di Pasquetta. Poi il nostro parroco Don Giacomo ha subito diffuso la notizia nei vari gruppi social e ha annunciato che, subito nello stesso giorno, in serata, alle ore 21, nella chiesa di Santa Maria Assunta, avrebbe celebrato la Santa Messa in suffragio del Santo Padre. Questa comunicazione si è diffusa immediatamente: molti pitiglianesi hanno fatto a gara nel rimbalzare l’annuncio del parroco sui social, in modo che la notizia potesse raggiungere il maggior numero di persone possibile. E, come annunciato, alle ore 21.00, nella Chiesa di Santa Maria Assunta, facilmente raggiungibile di da tutti, si è tenuta la Messa in suffragio del Papa.

Davanti all’altare era stata preparata una grande fotografia del Santo Padre Francesco, appoggiata proprio al nuovo cero pasquale, e, li di fronte, un piccolo tavolo con 12 ceri accesi, uno per ogni suo anno di pontificato.

La Santa Messa, in forma solenne, è stata officiata dal parroco don Giacomo e concelebrata da Don Lido Lodolini, con il servizio all’altare dei diaconi di Pitigliano. Il coro che ha animato la Liturgia ha iniziato la celebrazione con il canto “Vocazione”.




Ed è proprio alla vocazione ricevuta dal Papa che si è riferito don Giacomo nell’omelia, la vocazione che ha sorretto e ispirato tutto il viaggio del pontificato di Papa Francesco. Ha ricordato i momenti più salienti di questo suo viaggio fra noi, e il suo desiderio di volere una Chiesa POVERA PER I POVERI. I poveri, i disadattati, gli ultimi, gli emarginati, i migranti.

A me che ascoltavo, mi sono venute in mente le righe che mi ha scritto una grande amica, che mi ha detto: “Francesco non è stato solo un Papa amato, ma anche tanto ostacolato e perseguitato, sono convinta- dice questa mia amica-anche attraverso tante menzogne. Negli anni- continua lei- mi sono venuti dei dubbi provocati da tante “dicerie” che sono state messe in giro, proprio come quelle messe in giro su Gesù dopo la sua resurrezione, come racconta il Vangelo (Mt. 28,8-15). Poi -continua questa mia amica- ho pensato al fatto che non esiste un albero cattivo che produce frutti buoni e viceversa, qualcuno che lavori nell’ombra e allo stesso tempo sia testimone della Luce”.


Nell’omelia, Don Giacomo ha fatto riferimento alle parole del Vangelo del giorno, riferite alle pie donne al sepolcro: “E Gesù venne loro incontro”. Questo “venire incontro di Gesù” e’ anche per noi, oggi, in tanti modi. In questi anni, abbiamo visto Gesù che ci e’ venuto incontro in Papa Francesco. Possiamo dire che la cifra del suo pontificato è stata questa: una mano tesa a tutti. A tutti, tutti, tutti. Nel Papa Francesco, tanta gente si e’ sentita venire incontro Gesù. E il Papa ci ha insegnato a vedere il volto di Gesù in tutti gli altri e, anzi, ad essere noi stessi Gesù che va incontro a tutti.



La chiesa di Santa Maria Assunta, anche se questo evento era stato organizzato in tutta fretta, si è riempita di tanta gente, accorsa per pregare in favore del Papa.



La celebrazione si e’ svolta in modo ordinato e corretto. Al termine, abbiamo acceso i flambeaux e don Giacomo ha voluto affidare a Papa Francesco a Maria Santissima.

Il Papa ha amato tanto la Madonna e a Lei si è affidato tantissime volte nel suo pontificato, tanto da avere scelto proprio la Basilica romana di Santa Maria Maggiore quale luogo della sua sepoltura. La gente, cantando, ha alzato al cielo i flambeaux accesi, con il canto dell’Ave Maria di Lourdes, offerto come preghiera per il Papa.






Alla fine, possiamo solo dire: “Grazie Papa Francesco!”.

Stefano Renzi
Federico Goracci